Sui giornali come sugli spalti del Vélodrome, dall'inizio della stagione si sprecano i dibattiti sull'Olympique Marseille: su un gioco che non ha mai entusiasmato fino in fondo, sulla scarsa vena creativa del centrocampo, sulla posizione di Gignac e sulla resa al di sotto delle aspettative di alcuni elementi chiave come Lucho Gonzalez, sul vuoto lasciato in attacco dalla partenza di Niang e mai colmato veramente.
Ma i fatti nudi e crudi dicono che al Vieux Port non si festeggiava un trofeo da diciassette anni e che con Deschamps ne sono arrivati già quattro in meno di due stagioni (*); che l'OM è entrato nella storia della Coupe de la Ligue diventando il primo club a vincerla per due volte consecutive; che l'anno scorso ha strappato al Bordeaux il titolo di campione di Francia dopo aver recuperato dodici punti di svantaggio nel girone di ritorno e che adesso è in piena corsa per bissare l'impresa, forte di un rendimento nell'anno solare 2011 superiore a quello di ogni altra squadra di Ligue 1.
Deschamps ha plasmato un OM a sua immagine e somiglianza, pochi fronzoli e tanta sostanza, infondendogli la sua cultura della vittoria e la sua tempra d'acciaio; una squadra solida, cinica quanto basta, forte fisicamente e mentalmente, ostica da affrontare e difficile da riprendere se le si consente di passare in vantaggio, abile a sfruttare i calci da fermo e soprattutto a gestire i momenti determinanti di una partita o di una stagione.
E con le stesse armi si aggiudica anche la tiratissima finale dello Stade de France, in una sfida che magari non sarà stata spettacolare in senso stretto ma che le due squadre hanno giocato con grande intensità fino all'ultimo secondo, come meritava la cornice di pubblico davvero straordinaria. La resistenza di un Montpellier aggressivo e ben organizzato, frustrato nella speranza di vincere un trofeo dopo ventun anni essenzialmente dalle sue croniche mancanze negli ultimi metri, è piegata solo a dieci minuti dal termine dalla conclusione di Taiwo, che approfitta di una respinta difettosa della difesa sul solito calcio piazzato e saluta dopo sei anni l'Olympique Marseille con il più gradito dei regali d'addio.
Quattro sere dopo, come da copione, gli uomini di Deschamps non si lasciano sfuggire la ghiotta occasione che il pareggio del Lille a Lorient aveva servito loro su un piatto d'argento: con lo show dei fratelli Ayew battono il Nice nel posticipo, passano al comando della classifica e ora, a sei giornate dalla fine del campionato, sono gli unici padroni del proprio destino.
Olympique Marseille - Montpellier HSC 1-0 (0-0)
MARSEILLE (4-3-3): Mandanda; Fanni, Diawara, Heinze, Taiwo; M’bia (7' Kaboré), Cheyrou, Lucho Gonzalez (85' Abriel); Valbuena (90' J.Ayew), A.Ayew, Gignac. All.: Deschamps
MONTPELLIER (4-3-3): Pionnier; Bocaly, Stambouli, Yanga-Mbiwa, Jeunechamp; Saihi, Pitau (73' Kabze), Marveaux (89' Koita); Belhanda, Camara (83' Dernis), Giroud. All.: Girard
Ammoniti: Kaboré (OM), Bocaly (M)
Reti: 80' Taiwo
Spettatori: 74.259
Video: il gol di Taiwo che decide la partita
Le due squadre al momento dell'ingresso in campo (foto Iconsport) |
Gioia e sconforto al fischio finale (foto Cyril Sollier) |
L'OM al completo con la coppa (foto Franck Pennant) |
Deschamps festeggia con il figlio Dylan (Iconsport) |
Sabato sera, nelle stesse ore in cui i marsigliesi iniziavano ad invadere il Vieux Port, al di là del Mediterraneo la festa aveva gli inconfondibili colori bianchi e turchini dello Sporting Bastia, lo storico club corso -noto agli appassionati di calcio transalpino per essere tra l'altro uno dei soli sette club francesi ad aver giocato una finale europea (*)- promosso con sei giornate di anticipo e proiettato così nello spazio di pochi mesi dall'incubo della quarta divisione al sogno della Ligue 2 riconquistata.
Facciamo un piccolo passo indietro e torniamo per un attimo all'estate 2010: già scivolato in National dopo una stagione calvario, il Bastia ha un buco di bilancio di 1,2 milioni di euro e vede calare su di sè la temuta scure della DNCG (Direction Nationale du contrôle de gestion, l'organismo incaricato di controllare i conti dei club), che ne decreta l'ulteriore retrocessione in CFA. Da qualunque altra parte, probabilmente la storia si sarebbe conclusa qui; non in Corsica, dove il calcio è profondamente radicato nel tessuto sociale e dove è assoluta l'identificazione dello Sporting Club de Bastia con la tradizione ed i valori del territorio: la mobilitazione è dunque generale, le collettività locali danno il loro contributo concreto ed in breve tempo viene messa insieme la somma necessaria alla copertura del debito; a fine luglio, il Consiglio Federale della Federazione Francese riammette il Bastia in National come richiesto dal Comitato Olimpico (CNOSF), dopo che la DNCG aveva respinto l'appello dei corsi.
Le difficoltà vissute si rivelano un eccezionale propulsore per i Turchini e prende così il via la cavalcata trionfale di una squadra che fin dall'inizio appare di un'altra categoria: in testa dalla prima giornata, imbattuta al Furiani, dopo 35 partite ha 81 punti, il miglior attacco e la miglior difesa con 70 gol fatti e solo 21 subiti, 24 vittorie, 9 pareggi e 2 sconfitte -entrambe arrivate nell'unico passaggio a vuoto, accusato nel mese di settembre- e un'impressionante serie di 27 risultati utili consecutivi. E il 23 aprile 2011, l'1-1 ottenuto sul campo dell'Étoile Fréjus Saint-Raphaël ed il contemporaneo pareggio a Luzenac della quarta in classifica, lo Strasbourg, sanciscono l'incolmabilità del distacco nelle rimanenti giornate e la matematica certezza di un promozione che, per la verità, nessuno ha mai seriamente messo in dubbio.
"La paura del vuoto ha creato una solidarietà speciale tra noi", conferma il tecnico Frédéric Hantz, artefice in passato di altre due belle imprese, i quarti di finale di Coupe de France conquistati nel 2004 con gli amatori del Brive e la promozione in Ligue 1 con il Le Mans nella stagione successiva, prima di vivere due esperienze più infelici sulle panchine di Sochaux e le Havre e di rilanciarsi a Bastia.
L'exploit dei ragazzi di Hantz è anche il simbolo dell'eccellente momento che sta vivendo il calcio dell'isola, con altre quattro squadre in lotta per la promozione nei rispettivi campionati, dall'AC Ajaccio in Ligue 2 fino al Calvi in CFA 2, passando per il CAB (Cercle Athlétique Bastiais) e il GFCOA (Gazélec Football Club Olympique Ajaccio) nei rispettivi gironi di CFA; se si tiene presente che parliamo di una regione dai mezzi economici estremamente limitati e dalla popolazione di appena 300.000 abitanti, comunque vada a finire si ha la misura della straordinarietà di questi risultati.
Video celebrativo della promozione, tratto dal sito ufficiale del Bastia.
La tifoseria turchina ha partecipato in massa alla trasferta decisiva dello Stade Pourcin (Foto Negroni) |
Robail, 25 anni, esulta dopo aver messo a segno il gol che vale la promozione, il suo 12° in campionato (Foto Negroni) |
Il capitano Yannick Cahuzac, nato e cresciuto in Corsica dove ha sempre giocato, portato in trionfo durante l'invasione di campo seguita al fischio finale. (Foto Negroni) |
Un momento della festa negli spogliatoi. (Foto Negroni) |
Alla partita successiva, in casa contro il Pacy-sur-Eure, i giocatori del Bastia si presentano in campo con viso e capelli tinti di bianco e turchino. (Foto Negroni) |
(*) Un titolo di Ligue 1, due Coupe de la Ligue e un Trophée des Champions, l'equivalente francese della Supercoppa.
(*) Nel 1978, il Bastia perse la finale di Coppa UEFA contro il PSV Eindhoven. Le altre squadre francesi ad aver disputato una finale europea sono OM, PSG, Monaco, Bordeaux, Stade de Reims e Saint-Etienne.
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